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Capezzoli introflessi cause e trattamento

I capezzoli introflessi sono un’anomalia del capezzolo, che rientra verso l’interno dell’areola. Vediamone cause e trattamento

I capezzoli introflessi sono un’anomalia molto comune, che interessa più di una donna su dieci. Generalmente non è affatto una condizione patologica, ma può ingenerare disagio e imbarazzo dal punto di vista estetico.

Si caratterizzano per la mancanza di sporgenza di questa parte del seno e possono essere di tre gradi:

  • primo grado: in questo caso il capezzolo può essere facilmente tirato verso l’esterno e fatto uscire attraverso una semplice stimolazione. L’utilizzo di particolari dispositivi permette la risoluzione del problema senza ricorso alla chirurgia
  • secondo grado: la condizione del capezzolo è permanente a meno che non si intervenga con dispositivi medici specifici. L’allattamento potrebbe risultare compromesso
  • terzo grado: l’allattamento è impossibile ed è necessario ricorrere alla chirurgia plastica per ricostruire il capezzolo o estrarlo.

Un aspetto importante da trattare in materia di capezzolo introflesso sono le cause e la simmetria: il problema, infatti, può riguardare un solo seno o entrambi e può avere cause congenite o acquisite. E’ questo il caso in cui è bene allertarsi e parlarne con il medico.

Ma vediamo nel dettaglio le cause del capezzolo introflesso

Capezzoli introflessi: cause

La maggior parte dei capezzoli introflessi sono da ascrivere a cause congenite, determinate da malformazione congenita e brevità duttale.

Quest’ultima causa consiste in dotti galattofori troppo corti, che tendono quindi a “tirare” i capezzoli verso l’interno.

Tra invece i casi di capezzolo introflesso acquisito, cioè che insorge successivamente, ci sono:

  • neoplasie
  • malattia di Paget
  • ginecomastia
  • cali di peso repentini
  • infezioni
  • mastite
  • ascessi al seno

E’ dunque evidente che in caso di problematica non congenita, occorre immediatamente consultare il medico: si tratta infatti della spia di un disturbo che potrebbe essere abbastanza importante.

Nella maggior parte dei casi, quindi, l’introflessione del capezzolo non desta preoccupazioni e non impedisce la naturale funzione del capezzolo, ossia quella di allattare.

Ma specie se si tratta di introflessione acquisita ed asimmetrica, è sempre opportuno consultare il medico per escludere tumori o altre patologie serie.

Come risolvere il problema dei capezzoli introflessi

La diagnosi di capezzolo introflesso viene generalmente eseguita attraverso una visita senologica, cui segue mammografia, ecografia ed eventuale risonanza magnetica (per escludere patologie, come abbiamo visto).

Nei casi di introflessione di secondo e terzo grado, in genere si ricorre all’uso di dispositivi medici o chirurgia per risolvere il problema:

  1. piercing al capezzolo: questo dispositivo costringe il capezzolo alla sua posizione naturale, favorendo la distensione dei tessuti nel tempo
  2. chirurgia: in tal caso si ricorre ad un vero e proprio intervento chirurgico che va ad allungare i dotti galattofori così da consentire al capezzolo di ricollocarsi nella giusta posizione.